Ricerca | La collezione di papiri greci e demotici dell’Università degli Studi di Salerno (P.Sal.Gr. e P.Sal.Dem.)
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La collezione di papiri greci e demotici dell’Università degli Studi di Salerno (P.Sal.Gr. e P.Sal.Dem.)
Nell'Italia meridionale, ad eccezione della splendida Biblioteca rinvenuta nella Villa dei Pisoni ad Ercolano (oggi conservata nella Biblioteca Nazionale di Napoli), la sola Università di Lecce ha costituito una collezione di testi documentari greci e demotici: all'Ateneo salentino si aggiunge, per pregio e rilevanza, la collezione salernitana, nella quale un dato di particolare valore per la comunità scientifica è anche l’epoca cui risalgono i P.Sal.; non sono infatti così numerosi i papiri di età tolemaica (322 a. C. - 30 a. C.) in nostro possesso, rispetto a quelli datati all'epoca romana e a quelle successive. I testi della collezione possono infatti rivestire una notevole importanza sotto diversi aspetti: la storia economica, giuridica e sociale dell’Egitto tolemaico; l’evoluzione della lingua greca e di quella demotica; il meccanismo della produzione e diffusione di testi nel mondo antico e, naturalmente, la paleografia greca e l’analisi diplomatistica.
Breve storia della Collezione
Nel 1998 Adele Tepedino, papirologa presso il Dipartimento di Scienze dell’Antichità (oggi Dipartimento di Studi Umanistici [DIPSUM] - Sezione di Filologia, Letterature e Storia dall'Antichità al Medioevo [FILSAM]) dell'Università degli Studi di Salerno, acquista, dal mercante e restauratore di antichità austriaco Michael Fackelmann attivo presso la Papyrussammlung della Österreichische Nationalbibliothek di Vienna, numerosi frammenti di testi papiracei in lingua greca e demotica provenienti dall’Egitto e di epoca tolemaica. Fackelmann era molto noto per la sua attività nel commercio antiquario, specialmente, ma non solo, di papiri ricavati da cartonnage di mummia (una sorta di cartapesta ottenuta riciclando papiri, ormai divenuti inutili, inzuppati in una mistura di acqua e gesso, e poi dipinta con immagini più o meno standardizzate; essa era utilizzata per produrre sarcofagi con un materiale più economico e di minor pregio rispetto al legno); tali cimeli provengono per lo più dalla regione dell’Arsinoite (oggi Fayyum, una vasta oasi dell'Alto Egitto). Molti lotti papiracei venduti dal mercante sono ora conservati in importanti collezioni di Università e Centri di Ricerca di tutto il mondo: negli Stati Uniti, in Europa (Londra, Vienna, Lille), e in Italia, a Genova, Lecce e Firenze.
La figura di Michael Fackelmann è interessante e degna di qualche approfondimento in quanto mercante ma anche restauratore particolarmente esperto nel recupero di cartonnage e membro di una conosciuta famiglia di collezionisti e studiosi di antichità egizie, in particolare di papiri. È noto, infatti, che un altro Fackelmann, Anton, Conservatore della collezione dei papiri della Biblioteca Nazionale di Vienna, ha restaurato, tra gli altri, non pochi pezzi del papiro carbonizzato di Derveni, una località nei pressi di Salonicco, in Macedonia, trascritto tra il 325 e il 275 a.C., che è considerato il libro greco più antico a noi giunto. Un’importante collezione privata “Fackelmann”, conservata a Vienna, tramanda parti dell’opera di Isocrate, Erodoto, nonché testi matematici e frammenti di poesia. Michael Fackelmann è anche autore di un manuale sulle tecniche di restauro del papiro in cui un intero capitolo è dedicato al recupero e al trattamento del cartonnage (Restaurierung von Papyrus und anderen Schriftträgern aus Ägypten, Zutphen 1985 = Restauro del papiro e di altri supporti scrittorii di provenienza egiziana, Zutphen 1985; tr. it. di Maria Rosaria Falivene, con la collaborazione di Cristina Cicero).
La Tepedino poté entrare in contatto con il mercante viennese grazie all'intermediazione di Mario Capasso, papirologo presso l’Università degli Studi di Lecce, il quale nel 1992 aveva acquisito numerosi frammenti (PUL), ora conservati nel Museo Papirologico dello stesso Ateneo salentino. Già l’Università degli Studi di Genova, promotore il giurista Mario Amelotti, negli anni Cinquanta del secolo scorso aveva acquistato un primo nucleo di papiri, e poi diversi altri lotti nel corso dei successivi decenni, editi in numerose pubblicazioni e siglati come PUG.
Le notizie sulle circostanze dell’acquisto in Egitto dei papiri da parte di Fackelmann sono sempre piuttosto esigue e laconiche; probabilmente l’acquisizione del materiale presso i siti di scavo è - per così dire - avvolta da mistero perché molto spesso essa è avvenuta e avviene attraverso procedure non sempre trasparenti, per cui non è affatto facile risalire al luogo esatto del ritrovamento dei reperti, il che invece sarebbe molto importante ai fini dello studio di un determinato papiro estratto da un cartonnage in uno specifico luogo di sua produzione e uso.
Il costo per l’acquisto del lotto P.Sal. - oggi custodito dal DIPSUM, sezione FILSAM - ammontò a circa sei milioni di lire e fu possibile anche grazie alla sensibilità dell’allora Rettore dell’Università di Salerno (Raimondo Pasquino), dei componenti del Dipartimento di Scienze dell’Antichità (sotto la direzione di Luigi Torraca) e del Presidente della Provincia di Salerno (on. Alfonso Andria).
Trattamento, conservazione, lavori di catalogazione
Dopo l’acquisto, i frammenti del lotto furono sistemati in fogli privi di acido, collocati in scatole con le stesse caratteristiche e, infine, custoditi in cassaforte. I pezzi furono individuati in base al confronto con le fotografie inviate dal Fackelmann e poi, per la supervisione di Adele Tepedino, numerati, catalogati, fotografati, e scannerizzati ad opera delle giovani studiose Luisa Petruzziello e Sofia Sguazzo.
Si tratta di 143 testi – alcuni anche di formato minuscolo – in lingua greca, e di circa 70 in demotico. Di ciascun frammento è stata fornita una descrizione, recante: altezza, larghezza, colore, linee di scrittura sulla faccia perfibrale e su quella transfibrale (molti frammenti, infatti, conservano scrittura, talvolta solo tracce, su entrambi i lati), nonché la segnalazione dell’eventuale presenza della kollesis (nel rotolo di papiro il punto di giunzione tra due fogli o kollemata) e ancora, laddove possibile, una breve indicazione del contenuto, quasi certamente, per tutti i pezzi, di natura documentaria, giacché si possono spesso individuarvi liste di pagamenti, conti, ricevute, e simboli che indicano cifre.
Lo studio sui P.Sal. è stato successivamente ripreso da Luisa Petruzziello, che, dopo il conseguimento del Dottorato di Ricerca, ha potuto usufruire di borse di studio e di un assegno di ricerca, destinati specificamente a tale progetto e sempre sotto la guida di Adele Tepedino. Nell'àmbito di questa attività è stata effettuata una completa e sistematica revisione degli esiti della prima ricognizione, con la finalità di eseguire, tra l’altro, la digitalizzazione completa della collezione dei P.Sal, grazie al supporto del dott. Massimo Landi e della dott.ssa Domenca Perrino, responsabile tecnico del laboratorio DISCANT. I frammenti sono quindi stati oggetto di ulteriore analisi e di una nuova scansione con strumenti più moderni e sofisticati, in grado di migliorarne notevolmente la possibilità di lettura e interpretazione. Sono stati coinvolti nell'utilizzo di programmi più aggiornati di acquisizione immagini e nelle successive operazioni di catalogazione dei papiri gli studenti tirocinanti assegnati al laboratorio DI.SC.ANT Martina Carleo, Marika Tuccillo, Fabiola Palladino, Domenico Ceraso, Simone Cesaro, Carmela Gorlini, Gabriele De Feo, Angela Erra. Essi hanno potuto così arricchire il loro bagaglio culturale con l'acquisizione di nuove competenze professionali e tecniche particolari applicate allo studio del mondo antico.
Progetti di lavoro
In vista di una pubblicazione dei papiri, l’autopsia dei frammenti greci – tutti, a eccezione di P.Sal.Gr. 1 e P.Sal.Gr. 2, ancora inediti a causa della decifrazione resa molto spesso ardua sia dalla scrittura talvolta sbiadita o evanida sia dalle difficoltà intrinseche del testo – potrà giovarsi delle avanzate tecnologie della fotografia digitale in possesso del laboratorio. Sarà necessario procedere all'identificazione della tipologia e del contenuto dei testi, spesso frammentari e/o poco estesi (utile sarà il confronto con banche dati accessibili in rete, fondamentali per il successivo lavoro di interpretazione e commento). Per rendere la collezione fruibile a tutta la comunità scientifica è inoltre in progetto la stampa di un catalogo non soltanto cartaceo, ma anche on line, dei testi greci e demotici.
È possibile, peraltro, giungere attraverso questa attività di ricerca all’individuazione e ricongiunzione di più frammenti P.Sal. in un unico testo, non solo per il vincolo esistente tra i papiri dello stesso cartonnage che hanno in comune tra loro il medesimo luogo di riciclo, ma anche perché i frammenti sono raggruppati nelle fotografie, fornite dal Fackelmann al momento dell’acquisto, in una successione e secondo un ordine talvolta differente rispetto alla numerazione attribuita loro all’atto della costituzione della collezione P.Sal. Considerando, inoltre, che alcuni frammenti che sono oggi separati in due parti nella fotografia di riferimento risultano essere un pezzo unico (vd. ad es. P.Sal.Gr. 57a e P.Sal.Gr. 57b), un utile approccio per una ulteriore ricerca consiste nel tentare una valutazione del legame eventualmente esistente tra i frustuli ripresi in uno stesso scatto. Dalle prime analisi condotte si può supporre che il piccolo frammento P.Sal.Gr.127 faccia parte di P.Sal.Gr.17 e a esso si debba congiungere.
Non si può escludere, inoltre, un legame tra i frammenti della collezione P.Sal.Gr. e quelli conservati a Genova e/o Lecce, alla luce della provenienza dallo stesso mercato antiquario; molto interessante, a tal proposito, la circostanza che un papiro della collezione dell’Università di Genova (PUG III 101-102= DR 55,57), acquistato dal Fackelmann nel 1987 e databile su base paleografica e contenutistica agli ultimi decenni del III secolo a.C., provenga dall’antica città di Crocodilopoli esattamente come P.Sal.Gr.1, il quale ultimo reca la data esplicita del 13 marzo 203 a.C.
Attività editoriale
Fino ad oggi, a nome di Adele Tepedino, due frammenti P.Sal. sono stati pubblicati sulla rivista specialistica “Archiv für Papyrusforschung und verwandte gebiete”: il primo contributo (P.Sal.Gr. 1: un symbolon di vendita all’asta di una schiavetta, «APF» 59, 1, 2013, pp. 55-61) è l’edizione di P.Sal.Gr. 1. Datato al 13 marzo 203 a. C., secondo anno del regno di Tolomeo V Epifane, il frammento conserva probabilmente un symbolon (un atto privato con valore giuridico, assimilabile a una quietanza redatta in forma soggettiva) con informazioni circa la procedura di vendita all'asta di una giovane schiava. Il testo menziona la città di Crocodilopoli (la moderna Madinat al-Fayyum, che i greci chiamavano anche Arsinoe), il cui nome deriva dal culto che la città tributava al dio coccodrillo Sobek nella sua incarnazione terrena, chiamata Petsuchos ("figlio di Sobek"); l’animale veniva onorato come una divinità e alla sua morte veniva mummificato con tutti gli onori e sostituito con un nuovo esemplare vivente. Grazie a questo papiro veniamo a conoscenza della somma pagata per la schiavetta all’asta (cinque talenti) e del nome del direttore, Eliodoro – finora ignoto – preposto per quell’anno alla banca reale di Crocodilopoli. Degna di attenzione è anche l’onomastica del documento: per esempio, è attestato per la prima volta nell’Egitto tolemaico il nome femminile Theodosìa.
Il secondo contributo (P.Sal.Gr. 2: un prosangelma tolemaico, «APF» 61, 1, 2015, pp. 114-121) è un frammento databile, in base all’esame della scrittura e delle caratteristiche stesse dell’istanza, intorno alla prima metà del II secolo a. C.; il testo conserva la parte finale di una 'denuncia contro ignoti' per furto con l’elenco degli oggetti rubati e il loro valore, accompagnata dalla richiesta di trovare i colpevoli e consegnarli ai funzionari competenti.
È in fase di studio da parte di Luisa Petruzziello il P.Sal.Gr. 17, probabilmente una ricevuta di tasse o un conto relativo a tasse da pagare o riscuotere o anche, più plausibilmente, un elenco di spese effettuate nella gestione di una tenuta o di un terreno coltivato, data la presenza nel testo di somme impiegate per lavori alle dighe del Nilo. È possibile pensare che il frustulo di papiro provenga dall’archivio di un piccolo possidente o dell’amministratore di una più estesa tenuta. Suggestiva la probabile lettura del nome Marres, che ricorre pure in un testo dell’archivio di Zenone di Cauno, economo e uomo d’affari, che trasmette documenti, lettere e contratti di lavoro del vasto terreno agricolo a nord-est del Fayyum, donato da Tolemeo II al suo ministro Apollonio al cui servizio il caunense entrò nell’autunno del 261 a. C.
Team
Adele TEPEDINO
già Associato di Papirologia
Giuseppe DE GREGORIO Giuseppe
Coordinatore Sezione Filsam
Dipartimento di Studi Umanistici/DIPSUM
Luisa PETRUZZIELLO
Collaboratore Esterno
già Assegnista
Massimo LANDI
Responsabile Tecnico
Laboratorio DI.SC.ANT - Dipsum
PERRINO Domenica
Responsabile Tecnico
Ufficio Ricerca, Contratti Convenzioni e Trasferimento Tecnologico VI (D5)/DISPAC-DIPSUM-DISUFF
Contacts
DE GREGORIO GiuseppeResponsabile della Sezione FILSAM
Adele TEPEDINO
atepedino@unisa.it
Luisa PETRUZZIELLO
lpetruzziello@unisa.it
Massimo LANDI
Domenica PERRINO